Chi sia stato nominato Cavaliere di San Valentino deve, appena giunto a casa, trovare il suo angolo di riflessione. Esso può essere un posto qualunque nella sua abitazione (una stanza, un angolo, un terrazzo, una cantina o una soffitta,...) o fuori (una panchina in un giardino, un angolo appartato in un cortile, un anfratto, un bosco, una spiaggia, uno scoglio,...). Nel suo "posto del silenzio" il Cavaliere dovrà recarsi di tanto in tanto specialmente quando si sente in crisi rispetto alle sue scelte ed ha bisogno di guardarsi dentro. Il posto deve essere scelto con cura e può essere sostituto anche ripetutamente fino a quando il Cavaliere non ne trovi uno adeguato. Scoprirà il suo "posto del silenzio" quando in tal posto si sentirà pienamente a suo agio. In tale posto deve rispettare la regola del silenzio. Dovrà porre massima attenzione nell’evitare il rumore, anche il più piccolo come il calpestio della ghiaia sotto i piedi, lo strusciare di un abito o lo stropiccio di un foglio di carta. Evitare i rumori esterni è un’ottima guida per spegnere i rumori interni. Naturalmente non esiste un "posto del silenzio" ottimale poiché la serenità di un luogo è determinata dallo spirito di chi lo frequenta quindi, dopo alcuni cambiamenti, sarà bene accontentarsi del posto trovato ed iniziare a migliorarlo con il proprio silenzio interiore. Il tale "posto del silenzio" il Cavaliere deve nascondere il suo distintivo, considerandolo come un piccolo tesoro da indossare solo nelle occasioni appropriate. Se dovesse perdere o non possedere il distintivo dei Cavalieri di San Valentino può costruirselo da solo, disegnandolo su un cartoncino, intagliandolo nel legno, nella plastica o nella creta. Il "posto del silenzio" ed il nascondiglio del distintivo sono l’unico segreto di un Cavaliere di San Valentino che, per ogni altra cosa, deve esprimere il massimo di trasparenza possibile. Potrà mostrare posto e distintivo ad un altro Cavaliere rispettando insieme a lui la regola del silenzio. In tale occasione potrà essere vissuta una profonda intimità più forte dell’imbarazzo e del senso di ridicolo che ambedue i cavalieri sentiranno emergere dentro di sé. Per questo il Cavaliere dovrà essere particolarmente prudente: l’intima tenerezza è un sentimento talmente sottile e delicato da essere irrimediabilmente distrutto dalla derisione e dalla grossolaneria. Se un cavaliere non è in grado di compiere con umiltà e decisione questo primo passo perché assalito da dubbi e indecisioni o perché si sente troppo adulto per un gesto così infantile è bene che interrompa l’itinerario fin dal primo passo. Potrà sicuramente realizzare molte altre cose più importanti e impegnative ma la via cavalleresca alla pace interiore non è la sua Chiamata.
Secondo passo 99 aggettivi positivi dell’innamoramento
Essere innamorati è la regola interna per il Cavaliere di San Valentino: egli può intraprendere una impresa solo se sente di essere "innamorato" di quella realizzazione o, meglio, se riesce ad accendere dentro di sé l’innamoramento. Ci si può innamorare di una fatica, di un sacrificio, di un impegno, di un sogno, di un desiderio, e si può essere fedeli solo se ci si innamora della fedeltà a ciò in cui si crede. La regola dell’innamoramento ha il suo senso profondo nel fatto che le realizzazioni dei Cavalieri di San Valentino sono possibili solo se nei Cavalieri che le intraprendono è accesa la potenza dell’innamoramento. Che è la potenza meno maneggevole e manipolabile dell’intero cosmo.Non si sa perché ci si innamora ; è infatti il sentimento meno dotato di razionalità formale pur possedendo intimamente la razionalità profonda connessa all’affinità elettiva che ciascuno ha nei confronti dell’oggetto del suo innamoramento. Qualcosaaccende l’innamoramento ed è quel "qualcosa" che richiede l’autoascolto e l’investigazione intima per scoprire nelle pieghe della propria anima la fonte di quell’attrazione, l’origine di quello stato d’animo e il bisogno interiore a cui tale stato corrisponde. Per poi vivere naturalmente quell’innamoramento sapendolo gestire compatibilmente con i limiti della nostra condizione umana. Trasformando cioè il sentimento in (giusti e possibili) gesti concreti. Così facendo diventa possibile vivere da "innamorati" e cioè sperimentare quotidianamente il sentimento più bello della vita. Solo chi sceglie di non aver paura di vivere felice è in grado di compiere questo secondo passo. Altrimenti sarà trattenuto dalla paura e dalla sfiducia che spinge verso il controllo ed il dominio sull’oggetto (persona, gruppo o impresa) del suo innamoramento. Giungerà a possedere il controllo ma perderà l’innamoramento. E’ utile osservare i giovani quando vivono le loro prime "cotte" ; da loro si può imparare che desiderano la situazione di innamoramento perché vogliono gustarne lo struggimento interiore e sono più innamorati del fatto di essere innamorati di quanto non lo siano per la persona oggetto del loro innamoramento. Tale forma immatura e narcisistica di innamoramento può essere la premessa per la oggettivazione concreta del sentimento in possibili futuri gesti d’amore oppure può diventare l’egoistica ricerca di possedere l’altro per continuare a sperimentare il piacere di un sentimento che è già irrimediabilmente svanito nell’attimo del possesso. La solitudine di molti uomini è spesso conseguenza di fallimenti nel trasformare in relazione la tensione interiore prodotta dall’innamoramento. Il Cristianesimo ci insegna che anche l’amore più slegato dalla concretezza del quotidiano, e cioè l’amore verso Dio, trova realizzazione solo nell’uomo a noi prossimo. L’innamoramento non può rimanere un sentimento allo stato puro né essere consumato come un oggetto. Pur divenendo concretezza non può essere posseduto altrimenti quel meraviglioso stato di grazia si esaurisce. Qualcosa rompe l’incantesimo ed i cocci sono ingombranti, tristi e spesso fastidiosi. Perché? Spesso è difficile trovare il motivo, a volte impossibile se la persona non è stata precedentemente attenta a leggere l’affinità elettiva autentica che la attirava verso l’oggetto del suo innamoramento. Se non comprende come, perché e di cosa si sente innamorata come potrà poi scoprire quali ostacoli interni le hanno impedito di calarsi e navigare nell’incantamento. Molte persone vivono l’amarezza di una lunga serie di delusioni perché non sono mai riuscite nello sforzo di comprendere il perché dell’innamoramento ed il perché della loro incapacità di viverlo. Il Secondo passo della Regola pone l’obbligo di sentirsi innamorati, di fa crescere l’innamoramento dentro di sé e di verificarlo mediante l’attribuzione alla persona o all’impresa di cui il cavaliere si sente innamorato di 99 aggettivi positivi e veritieri. Per verificare la qualità e la potenza del suo innamoramento, per farlo crescere e viverlo pienamente il Cavaliere di San Valentino dovrà pazientemente elencare i 99 aggettivi positivi ed ascoltare dentro di sé la progressiva crescita di potenza e intensità del suo sentimento. Se non riesce ad elencarli significa che stava inseguendo una chimera ed è bene che non si esponga a fallimenti. Se non ritiene utile elencarli perché tale fatica rappresenta una perdita di tempo non avrà superato il secondo passo della Regola.
Fin qui si è parlato dell’oggetto dell’innamoramento in modo neutro : "oggetto" dell’innamoramento può essere un’idea, un obiettivo da realizzare o un progetto da costruire. Ma l’innamoramento più tipico è quello rivolto verso l’altra persona. Ed è su questo che i Cavalieri di San Valentino debbono esprimere il massimo della loro originalità ed autenticità, uscendo dai luoghi comuni e dicendo ai giovani la verità che conoscono sull’amore.La prima scoperta che siamo riusciti a far condividere ed a far circolare è "l’innamoramento di gruppo". Un innamoramento di gruppo trascurato e diventato atipico nei contemporanei modi di vivere. Questo tipo di innamoramento con le sue infinite sfaccettature è stato riscoperto nei gruppi ed è il contenitore, la coppa, il cui si amalgamano e si incontrano sentimenti, qualità e personalità di diversi uomini. Vivere momenti di gruppo di incontro, all’interno dei clima il clima diventa rarefatto ed anche i sentimenti più impalpabili diventano vissuti è la via per la riscoperta della partecipazione e della condivisione. Non è possibile pensare al gruppo unicamente come un luogo di lavoro, di studio o di divertimento, come un gruppo di animazione o di formazione dimenticano che il gruppo è il crogiolo delle essenze umana nell’affratellamento. Il gruppo è il luogo dove gli uomini scoprono le differenze delle loro identità individuali e l’uguaglianza di tutti nel vivere allo stesso modo i sentimenti della vita: la radice dell’uguaglianza umana sta nell’identico modo di sentire e riconoscere la gioia, il dolore, la paura, la tensione, la vergogna, l’entusiasmo, etc... Due o più uomini scoprono l’uguaglianza umana quando sentono che anche gli altri sentono le stesse emozioni allo stesso modo. Fare gruppo è il terzo passo della Regola dei Cavalieri di San Valentino. Il Cavaliere infatti deve rifuggire la solitudine e tendere a consolidare la conoscenza ed i legami con altri uomini. "Per caso ci si incontra e si diventa amici, ma non si resta amici per caso". Anche l’amicizia ed il gruppo richiede cura ed attenzione. Il Cavaliere di San Valentino deve far crescere le sue amicizie ed il suo gruppo. Egli dovrà sempre sapere quanti amici ha e chi sono. Dovrà periodicamente elencarli, anche scrivendoli su un foglio, dedicando un pensiero a ciascuno di loro, dovrà essere consapevole del grado, dello stato e della consistenza del sentimento di amicizia che lo lega a ciascuno. Dovrà ricordarsi di loro e tenere vivo il legame. Se il pensiero improvviso di un amico gli attraverserà la mente sappia che questo può essere un messaggio interno che venendo alla luce gli mostra qualcosa di inesplorato in quell’amico. Dovrà dunque cercarlo perché l’amicizia cresce solo se la si coltiva. Dovrà poi sottrarsi alle amicizie esclusive che allontanano alcuni per privilegiare una sola o poche persone; anche se belle ed arricchenti rischiano spesso di degenerare in rapporti di protezione o di complicità. E’ importante rammentare poi che un gruppo è, come minimo, formato da tre persone. Due sole sono una coppia. Se preferirà rimanere oltre il legittimo solo con una o poche persone selezionate non riuscirà ad estendere il confine del suo gruppo e un gruppo che smetta di accogliere e crescere, secca e muore, come del resto ogni cosa nel mondo della vita. Avrà così fallito nel terzo passo.
Il gruppo è il luogo dove attraverso lo scambio crescono le energie di tutti i membri. Il Cavaliere di San Valentino deve però imparare a caricarsi ed aumentare la sua energia interna anche da solo. Non è giusto infatti ricorrere agli stimoli ed alle emozioni ricavandole esclusivamente dalla realtà esterna. Molte persone immature riescono ad emozionarsi ed a vibrare solo se consumano qualcosa o qualcuno. Per loro un maglione nuovo rimane nuovo solo fino a che qualcuno se ne accorge e rivolge loro un complimento a proposito del maglione; quando quel maglione non ha più effetto sociale è già diventato vecchio. Lo stesso vale nella ricerca di divertimento che deve essere sempre più stimolante fino allo "sballo" perché altrimenti non è sufficientemente attraente. Abituata a vivere degli stimoli altrui tale persona vive nella pigrizia fino a scivolare lentamente nell’apatia. E’ come un colabrodo che perde forza e consistenza da cento buchi. Non riesce ad accendersi da solo per nessuna impresa né avere sufficiente volontà per affrontare anche le situazioni più semplici e piacevoli. Sarà totalmente incapace di andare contro se stesso e caricarsi di compiti, impegni e responsabilità faticose e magari spiacevoli. Il Cavaliere di San Valentino deve invece imparare a concentrarsi e rendere sempre più potente la sua motivazione interna. Per aumentare la sua carica interna il Cavaliere deve dapprima imparare a chiudere i buchi attraverso cui perde energia e motivazione; frasi mentali come "è inutile, non ce la faccio!" o come "ma chi ne ha voglia!", "ma chi me lo fa fare!" debbono essere cancellate con cura dal suo vocabolario e sostituite con la frase "Ma lo voglio davvero?", o, meglio, "Qual’è il mio vero desiderio?". Diventare semplici significa andare al centro delle questioni, separando l’essenziale dal superfluo. Tutti sono capaci di essere complicati, molto pochi sono in grado di essere semplici. Dovrà poi esprimere a se stesso ed agli altri del suo gruppo o, più genericamente, ai suoi amici i suoi autentici desideri esprimendoli con chiarezza. Esprimere i desideri porta ad innamorarsene sempre più ed a coltivarli dentro di sé per essere pronti a cogliere al volo le occasioni pere realizzarli. "Far la punta" ai desideri ed ai sogni rendendoli aguzzi è indispensabile per caricarli di forza e renderli penetranti nella concretezza della realtà.
Il dolore è parte della vita ed un importante traguardo per il Cavaliere di San Valentino è quello di diventare un uomo che sa sopportare il dolore. Quando un dolore, fisico o psichico, ci assale diventa il centro della nostra attenzione e semina confusione interna e paura di sperimentarlo ulteriormente; mentre disordinatamente si alzano tutte le difese, l’agitazione per il tentativo di allontanarlo e rimuoverlo peggiora la situazione. Per reggere il dolore è necessario un altro procedimento: ascoltare il punto preciso da cui proviene. Se il dolore è fisico occorre individuare con l’ispezione mentale l’arto o l’organo indolenzito andando lungo il filo del dolore e risalendo fino al suo centro; se il dolore è psichico occorre scavare nelle parti di sé che sono state ferite ed individuarle con altrettanta precisione per comprendere la ragione di tale vulnerabilità senza paura di vederla aumentare al fine di localizzare la trama antica su cui quello specifico dolore si appoggia. Poi, in tutti e due i casi, il Cavaliere deve con umiltà "baciare le sue ferite", accettandole come parte integrante della sua vita e della sua persona, chiedendosi scusa da solo per non essere ancora riuscito a sanarle.
Il tempo sana le ferite le quali, però, rappresentano il fulcro della capacità umana di sollevarsi e di sollevare gli altri. Una ferita interna o esterna ha bisogno di essere protetta ed il compito del Cavaliere è quello di proteggere le ferite prendendone cura, sollevando da esse tutto ciò che può toccare, irritare o infettare. Ciò vale per le proprie o le altrui ferite evitando di trattarle con superficialità ed imparando il rispetto profondo per ogni dolore dell’uomo. Da questa cura e rispetto nasce la possibilità di sollevarsi e sollevare dal dolore. Solo se pienamente vissuto il dolore può esaurirsi, altrimenti si metabolizza in sofferenza estenuante. Seguire il filo del dolore porta ad accettarlo ed a "macinarlo" toccandone il fondo per trovare, anche nell’angoscia più nera, quel filo di luce che è l’origine della forza e della risalita. Il quinto passo delle Regola del cavaliere di San Valentino impone l’esercizio di tenere in attenta considerazione la propria "ferita" quotidiana. Non v’è un solo giorno della vita, anche il più meraviglioso, che non contenga qualcosa di negativo, seppur piccolo, come, d’altra parte, non v’è alcun giorno, anche il più sfortunato, che non contenga qualcosa di positivo. La "ferita" quotidiana va accolta, considerata e "baciata" perché solo così potrà rimarginarsi. L’umile gesto di baciare le proprie ferite serve ad imparare ad essere forti. L’umiltà di accettarsi feriti tempra ed insegna a sollevare e sostenere, oltreché se stessi, anche altri uomini sofferenti che hanno bisogno di sollievo. Rimuovere o ignorare la propria ferita quotidiana indebolisce progressivamente per l’accumulo e per le possibili degenerazioni.
Agire responsabilmente significa conoscere la concretezza dei risultati delle proprie azioni e delle proprie scelte. Affrontato con responsabilità il mondo non appare più così inspiegabile ed enigmatico, ma più trasparente e comprensibile. Il destino non è più capriccioso ed imprevedibile, ma diventa la risposta di oggi a quanto abbiamo fatto ieri. Il tempo acquista così il suo vero significato: il presente non viene più percepito come un momento piccolissimo attraverso cui il futuro diventa passato e si dilata. Il tempo del presente può essere gestito e vissuto con maggiore armonia ed equilibrio se preso in considerazione per quello che è. Essere responsabili significa "avere cura": svolgere con cura i propri compiti, porre attenzione nei confronti di se stessi, degli altri del mondo. Essere prudenti e non frettolosi. Il Cavaliere di San Valentino deve imparare a conoscere i suoi tempi. Valutare quanto tempo impiega nello svolgere le azioni della vita quotidiana e saper dosare i suoi impegni a seconda delle sue possibilità.
Il sesto passo della Regola verte sul rapporto che il cavaliere stabilisce con le persone e le cose del suo mondo. Egli deve imparare ad avere cura di sé, dei suoi cari e dei suoi oggetti ricordando che gli appartengono solo le cose di cui è capace ad assumersi la responsabilità. Più responsabilità si assume e più sarà ricco e che finirà per perdere ogni cosa di cui non avrà cura. Il Cavaliere, specie se ancora giovane e non abituato alla responsabilità, potrà cominciare ad apprenderne il funzionamento scegliendo e riconoscendo come suoi alcuni oggetti a cui è affezionato e badando quotidianamente alla loro cura. Scoprirà così l’importanza di dedicare il giusto tempo alla loro cura: la prima scoperta lo porterà a volgere gli occhi al futuro vedendolo come esito di quanto egli sta costruendolo con il lavoro di oggi. La seconda scoperta riguarda il cambiamento di sé, delle cose, e degli altri: non ci sono momenti magici o rituali per cambiare o far cambiare improvvisamente, ogni processo ed ogni percorso ha la sua logica ed i suoi tempi. La terza scoperta riguarda il rapporto con gli altri: assumersi la responsabilità di qualcuno (o per qualcuno) produce come conseguenza immediata diventare importanti per qualcuno. E non ha senso la vita se non si è importanti per qualcuno.
La libertà consiste nel saper rinunciare alle proprie dipendenze e saper riconoscere i propri condizionamenti. Diventare liberi richiede l’essere vigili per sapere quali seduzioni o debolezze portano il Cavaliere in qualche prigione. La Regola impone al Cavaliere di San Valentino di fare il possibile per scoprire le prigioni in cui è rinchiuso e di fare l’impossibile pur di riuscire a scappare. Fuggire significa, in molti casi, separarsi da una parte di se stessi e questa rinuncia è molto difficile e dolorosa. Perdere abitudini consolidate, a volte vere e proprie dipendenze o vincoli, perdere addirittura quel copione costantemente recitato che ha prodotto il ripetersi incessante degli stessi errori e delle stesse sofferenze è però un obbligo interno prioritario nei confronti di se stessi.
Ogni Cavaliere deve prendere in attenta considerazione che è possibile "fare a meno" di molte cose solitamente ritenute indispensabili. Si tratta di cominciare a vederle sotto un’altra luce e cominciare ad immaginare se stesso in una situazione diversa privo di quelle abitudini, di quei legami o di quelle dipendenze. I primi tentativi, pur se solo nell’immaginazione, saranno fallimentari. Una condizione di prigionia non è prodotta da un solo laccio ma da una rete, magari con nodi molto fitti, che impedisce di trovare una via di uscita. Ogni ipotesi di cambiamento e di liberazione sarà falsificata da qualche altro vincolo o dipendenza strettamente interconnesso con gli altri. Ma non deve disperare, né tentare soluzioni avventate che, di solito, producono solo nuovi danni e nuove prigionie. L’evasione dalle prigionie verso la libertà del cambiamento richiede un lungo lavoro di preparazione e di studio per visualizzare la libertà come possibilità di uscire dallo schema. Dovrà poi chiedere con molta umiltà aiuto a qualcuno che lo ascolti e che sappia riconoscere il suo dolore e le sue necessità mostrandogli una visione diversa del mondo e delle cose. Non è possibile scappare dalle prigioni delle dipendenze e dei vincoli se qualcuno non aiuta dall’esterno: l’aiuto principale è quello di ricevere una visione diversa del contesto e dello stile di vita in cui si è imprigionati. I varchi per la fuga si vedono infatti solo dal di fuori.
La libertà poi va difesa respingendo ogni assalto da parte di dipendenze vecchie e nuove e mantenendosi saldi. La connessione tra libertà e autostima è fondamentale poiché è proprio la stima in se tessi riacquistata che difende da nuove pericolose seduzioni. L’esercizio della libertà è fondamentale per il Cavaliere di San Valentino. Proprio perché il prezzo da pagare per liberarsi dai condizionamenti è sempre molto alto egli dovrà con scrupolo esercitarsi alla lunga riflessione prima di intraprendere scelte che lo possono portare, in cambio di poco, a diminuire o perdere la sua libertà.