martedì 26 agosto 2014

La nebbia ed il lago

Nella grande città di Nebbia Fitta vivevano numerose famiglie di contadini ed artigiani, ben poche invece erano le casate di nobili che ivi risiedevano; questo perchè con il passare dei secoli le famiglie che potevano pagarsi il viaggio, ormai stanche della nebbia onnipresente nel borgo, erano migrate tutte a sud a Lago Limpido ove pensavano, avrebbero trascorso una vita più serena e tranquilla, lontani dalle nebbie insidiose e lugubri della loro vecchia città. 

In una locanda del borgo un Cavaliere in un'armatura verde lucente, raffigurante un camaleonte, ed un umile cameriere stavano parlando proprio di quell'unica famiglia che era rimasta a Nebbia Fitta. 

- Grazie di essere venuto, Camaleonte. Io lavoro in questa locanda da 30 anni ormai e conosco bene la città. La famiglia dei Celati è sempre stata un mistero. Il padre è morto anni fa e da allora la madre non si fa mai vedere per strada ma manda suo figlio a fare le commissioni. Questo bambino è strano: a volte lo vedo zoppicare, altre volte mi accorgo che cammina gobbo ed altre ancora lo sorprendo mentre ciondola pericolosamente avanti ed indietro senza una motivazione. Tutto questo avviene sistematicamente un giorno dopo l'altro, ed ogni volta ha un movimento diverso! Camaleonte, per favore, cerca di scoprire cosa succede. -

Il Cavaliere annuì due o tre volte durante il racconto, sebbene alla fine si portò la mano al mento, proprio sotto l'elmo, e rimase silenzioso per diversi minuti. Non si vedeva nulla di lui poichè la corazza lo ricopriva totalmente sebbene non sembrasse pesargli in alcun modo. Si mosse di scatto verso la porta e prima di aprirla la sua corazza iniziò a brillare di tutti i colori del mondo, rendendolo senza forma, evanescente. 

- D'accordo. Mi presenterai alla Signora come garzone, tuo nipote dirai. Al resto penserò io -

La voce non ammetteva ripensamenti e dopo aver parlato il colore della sua corazza prese la forma di un abito da garzone, lo stesso volto ora visibile sembrò ringiovanire di qualche anno e così anche l'aspetto: da fiero ed indomito guerriero assunse una postura umile e pacata. -Sono pronto mastro Oste, quando vuoi possiamo andare- anche la voce era cambiata, aveva mutato il suo timbro da squillante ed alto era diventato un sussurro pacato.

L'oste parve sconcertato ma presto si riprese, aveva chiamato apposta quel Cavaliere proprio  per questa sua peculiare capacità, anche se vederla con i propri occhi era un'altra cosa, si disse. 

Suonò due volte al campanello della Signora, innanzi ad un grande cancello nero le cui punte si stagliavano verso il cielo e dietro di esso, nascosto nella nebbia, vi era il Castello dei Celati, una costruzione semi circolare con i tetti che convergevano verso il centro interno piuttosto che verso il cielo. Non si capiva quali fossero i corridoi e quali le torri, si faceva fatica a comprendere la disposizione delle sale, tutto era eccessivamente confuso.




- Chi siete?!!- una voce risuonò nell'aria, difficile capire da dove provenisse.

- Sono l'oste mia Signora, è appena giunto nel Borgo mio nipote e pensavo che potrebbe esservi d'aiuto come garzone, è molto bravo ed ha bisogno di lavorare, fa anche le commissioni - disse l'oste, con tutta calma. Il cancello si aprì con un sordo cigolio e così Camaleonte entrò, perdendosi nella nebbia come tutto il resto, quando infine il cancello si richiuse , il timoroso oste se ne tornò alla sua umile dimora.

Il Cavaliere attraversò a passo lento i corridoi nebbiosi del castello, ancora camuffato da garzone,  ma ben presto fermò il suo umile passo trovandosi di fronte un ragazzino di circa dodici anni che si muoveva attraverso i corridoi e le stanze a quattro zampe. Lo osservò senza muoversi verso di lui fino a che il ragazzo non lo notò e gli sorrise, in quel momento Camaleonte si accorse che il sorriso era la maschera di una grande sofferenza. - Ti fanno male le ginocchia, vero? - domandò infine ed il ragazzo annuì - Si, mia madre dice che è per il mio bene così le scarpe non si rovinano. Fa un pò male però è la mia mamma ed io credo in ciò che dice - . In effetti, notò Camaleonte, le scarpe erano lucide ed in perfette condizioni. 

Il Cavaliere proseguì, stupito da ciò che aveva visto, ancora non gli era chiaro il quadro e preferì indagare più a fondo. La sala del trono era vicina, lì avrebbe incontrato la Signora, si fermò però poco prima perchè due figure gli passarono davanti e lui non potè trattenere la sorpresa: un ragazzo molto simile a quello precedentemente incontrato si spostava chinato a novanta gradi in avanti con una pesante maschera di marmo sul volto  ed un altro, anche lui simile al primo incontrato, le cui braccia e gambe erano rispettivamente ricoperte da una corazza di ottone molto pesante che ne lasciava libere solo le mani, il capo ed i piedi. 

- Che strani abiti indossate - commentò Camaleonte con quella voce flebile e lo sguardo basso, i due si fermarono e risposero uno dopo l'altro, il primo fu quello con la maschera: - Mamma mi ha confezionato questa maschera, dice che è per il mio bene poichè così il cappello non si rovina - , quindi il secondo - Anche per me è così, la mia corazza evita a pantaloni e casacca di stropicciarsi e sporcarsi, mamma lo fa perchè ci vuole bene-

Le cose iniziavano a configurarsi nel verso giusto, quindi sotto la sorpresa di tutti, Camaleonte assunse la sua vera forma di Cavaliere in armatura ed irruppe, scudo e lancia alla mano, all'interno della sala del trono. La Signora balzò in piedi e furente di rabbia, trasse una falce simile a quella della morte dalla sua tunica nero pece.



- Chi sei? Come osi entrare qui senza bussare? Sai chi sono io?-

Camaleonte non parve scuotersi in alcun modo, annuì semplicemente e si pose innanzi a lei in tutta la sua possanza fisica. 

- Si. Tu sei una donna scontenta di ciò che ha ed incapace di voltare pagina affrontando la realtà per quella che è affidandosi agli altri.- 

A queste prime parole la Signora compì un balzo che la portò proprio sopra il Cavaliere, sul quale abbassò la sua falce nera. Il cavaliere alzò lo scudo, parando il colpo, e si spostò indietro di due metri. 

-Tu non sei andata a Lago Limpido ma non perchè ti piaccia Nebbia Fitta, semplicemente non avevi abbastanza soldi. Ti vergogni del fatto che i cittadini possano pensare che tu sia povera, da qui il tuo inganno.-

Mano a mano che Camaleonte parlava, gli occhi della donna sembravano infiammarsi sempre di più. Scagliò un colpo dalla sua destra alla sinistra cercando di tagliare a metà il Cavaliere, il quale saltò di lato verso la lama che si avvicinava a lui, che gli passò sotto andando a vuoto. 

- Hai fatto credere di avere un solo figlio a tutti e, pur di mandarlo in giro per il Borgo con abiti perfetti che ti facessero apparire ricca, li hai ingannati dicendogli che era per il loro stesso bene, portandoli ad assumere pesi e posizioni che hanno rischiato di distruggerli tutti e tre.-

La Signora fece un passo indietro e, rossa di rabbia, corse verso il Cavaliere cercando di colpirlo alla testa con la punta della falce. Camaleonte si spostò di un passo verso sinistra all'ultimo secondo, alzò lo scudo in diagonale così la falce ci scivolò sopra finendo incagliata a terra, la mano destra del Cavaliere spinse la lancia in avanti spostando l'anca ed il corpo di modo da seguire, e dare forza, al colpo che trafisse la Signora poco sotto il cuore.



- I cittadini hanno notato che il ragazzo stava male, e preoccupati per la sua salute mi hanno chiamato. Io comprendo le tue ragioni, e tuttavia debbo agire al fine di chiudere questo problema che vi assale. -

La donna cercò di rialzarsi, ma cadde in ginocchio vinta da una forza che dalla lancia stava entrando dentro di lei. Si mise a piangere. Finalmente.

- Questa lancia è intrisa di ciò che manca: chiarezza, fiducia ed accettazione. Bisogna che tu dica la verità sia ai tuoi figli che al Borgo tutto. Dissipate questa nebbia che rende tutto così difficile da comprendere. Fatevi aiutare, fidatevi ed affidatevi a chi mi ha chiamato per l'amore verso un ragazzo che sembrava malato.- 

Estrasse la lancia dal corpo della Signora, la quale si alzò e con poche mosse mise in piedi il primo dei gemelli, tolse la maschera al secondo e slacciò l'armatura al terzo. Guardò quindi Camaleonte, vicina ai suoi figli e con lacrime liberatorie sul volto li abbracciò. 

- Dire una cosa per un'altra, spingere chi ci ama ad essere diverso da sè stesso per cercare di far sembrare diversa la realtà, temere il giudizio esterno al punto da non ascoltare più il proprio cuore..è sbagliato. Fa male a tutti e non ha alcun ritorno di vero amore. Iniziate a dirvi le cose come sono, paure e problemi compresi. Parlatene anche con l'oste che, a dispetto della diversità che c'è tra voi nobili e lui, vi vuole bene. -

E mentre la Signora, ora ringiovanita in un abito bianco che si intona in un castello scintillante con i tetti che puntano al cielo e la struttura imponente che par accogliere i viandanti, spiegava ai figli ed al popolo quali fossero le sue problematiche e le paure recondite...mentre tutto ciò avveniva anche la nebbia si diradò ed al suo posto sorse un lago di cui si poteva vedere il fondale.

Erano a Lago Limpido e l'unico modo per andarvi era proprio quello di non mistificare mai la realtà, specialmente con gli affetti e con sè stessi.

Camaleonte non era con loro, non più, il Cavaliere aveva altre avventure da vivere in quel mondo....

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