martedì 19 agosto 2014
Felici noi, noi pochi felici
La difesa della rocca era l'unica e la più importante campagna sostenuta prima d'ora dall'armata di Prepos, obiettivo non privo di preoccupazioni e difficoltà: la fortezza si ergeva in mezzo ad una collina scoscesa molto spesso avvolta nelle nebbie, l'esercito di per sè contava valenti cavalieri sebbene il tenerli uniti, date le diversità sostanziali, non avrebbe arrecato automaticamente un grosso vantaggio a loro stessi.
Il primo giorno si presentarono tutti agli ufficiali, tre per la precisione, che li accolsero in modo piuttosto garbato considerando la tensione che nell'aria era ormai palpabile: Formica, Mastino e La Voce. Le prime due erano note tra i cavalieri, la capacità della prima di tenersi sulle spalle responsabilità che avrebbero fatto impazzire i più forti e l'attitudine della seconda a regolare i confini senza troppa irruenza salvo quando fosse stata necessaria. La Voce arrivava da lontano ed aveva una storia particolare con sè: quando ancora la sua genesi non si era conclusa, la tenebra lo aveva colpito cercando di corromperlo e lui aveva invece combattuto contro di essa, poco più che in fasce, perdendo una mano intera salvo il pollice ma riuscendo, comunque, ad accogliere in sè la voce di Prepos come trascendenza da questa esperienza. Il suo grido di guerra faceva tremare anche i muri più solidi, la sua parola bonaria riusciva a calmare i mari più agitati.
Schierati vi erano il Cavaliere del Drago, Camaleonte, Panda delle praterie, Orso, Mantide, Aquila, Leone, Puma, e Lupa che era una delle figlie del Mastino, tendenzialmente solitaria a dispetto di altri. Vi era anche una nutrita schiera di cavalieri non ancora investiti, pronti a dimostrare quanto valessero.
E tutto sarebbe filato liscio se le loro diversità non li avessero portati a combattersi tra loro, ma anche qui vi era una sorpresa inaspettata. Orso, un guerriero terribilmente feroce il cui centro era sia l'amicizia che il coraggio istintivo; lui e la sua enorme mazza, troppo grossa e grezza per non essere considerata poco più che un blocco di ferro, legò quasi subito con Camaleonte e ben presto si trovò a dover fare i conti con i tre comandanti per il semplice fatto che la sua irruenza trovava predica simile a quella per la lingua lunga di Camaleonte e sebbene questi non spingesse per lo scontro, bensì per la cura di compagni feriti, si rischiò qualche volta di mettere a dormire per sempre qualche altro confratello.
Di come la rocca rimase in piedi, di come essi respinsero i vari attentatori e di come riuscirono a salvarsi l'un con l'altro dalle insidie che la Tenebra sottoponeva loro...vi aggiornerò in futuro.
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