sabato 23 agosto 2014

Io sono Pitch



Mi chiamo Pitch e questa è la mia nave, il galeone dell'Incubo.




Da secoli solco i cieli alla ricerca di ciò per cui sono stato creato, ciò per cui mi è impossibile riposare in eterno, ciò che mi rende odiato e temuto dagli altri miei simili sebbene, senza di me, non avrebbe senso la loro esistenza.

Cerco terreno fertile per seminare il mio seme: la paura.

La mia fedele lancia ha la punta avvelenata con il terrore dell'anima, basta un piccolo graffio affinchè si diffonda nel bersaglio, e da lui a tutti coloro che dovessero venirne in contatto. Attenzione però, non mi è concesso usarla per attaccare bensì per difesa, strenua, contro coloro che attentano alla mia esistenza in senso olistico del termine. La paura non può venire meno, a questo dogma persino quell'omuncolo di Sandy deve arrendersi, finanche quell'uomo che dalla sua Luna osserva pigramente lo svolgersi degli eventi.

Nacqui come conseguenza alla vita, venni strappato alla mia vita precedente di cui conservo solo brandelli di ricordo, per rinascere come incarnazione della Paura ed essere obbligato a diffonderne il seme nel cosmo affinchè virtù come il coraggio, la responsabilità, la libertà, il saper godere degli effimeri piaceri della vita, la quiete interna, la sensibilità e l'amore potessero avere sia un termine di paragone sia un lato oscuro con cui venire misurati. E' solo grazie alla mia esistenza che gli altri cinque esistono ed hanno un senso percepibile dagli umani che tanto desiderano proteggere. E' la paura di perderli che li muove, oltre ad altre cose di minore importanza, sono cioè io il fulcro della loro esistenza.

E nonostante questo essi mi combattono, convinti di avere in me un nemico eterno che sia possibile abbattere o scacciare.



Sciocchi ed illusi.

Tutti loro si ingannano giacchè io non posso essere sconfitto nè estinto, per la stessa ragione per cui loro credono di dovermi abbattere: l'equivoco creato dal duello tra me e Nottedoro.


Tanto tempo fa, subito dopo la mia rinascita, venne al mondo una creatura uguale a me e diametralmente opposta, il suo nome era Nottedoro ed il suo compito primario consisteva nel difendere una forma di vita infantile che mai aveva avuto incubi e mai ne avrebbe voluti avere: Lunicino. Questa è la versione che quei cinque amano raccontare, ma la realtà è ben differente.

Simbolicamente, io e Nottedoro, siamo la nemesi l'uno dell'altro ed esattamente come la luce e la tenebra, le nostre esistenze e tutto ciò che rappresentiamo perderebbero senso se l'altro dovesse venire meno, Lunicino rappresentava un fortissimo disequilibrio nell'ingranaggio della vita: il punto non è non provare mai, o sempre, paura bensì saperla riconoscere, darle un nome, vederla e quindi ridimensionarla. Se possibile. Quando la paura dovesse diventare terrore ricordiamoci che non dipende da me, da Nottedoro, da Sandy o qualsiasi altro...dipende da chi è in grado di provarla, di gestirla, di indurla negli altri o di lenirla.



Quando attaccai il pianeta ove Lunicino, ancora bambino, risiedeva insieme alla sua famiglia e Nottedoro lo feci per due motivi, uno controllato da me l'altro facente parte della mia natura alla quale, a differenza vostra cari lettori, non posso sottrarmi: trasformare un bambino che mai aveva avuto paure nel Principe degli Incubi, l'altra non saprei spiegarla..mi sentivo come attirato da questa missione come un uomo assetato dalle fresche acque.

Appena udii il saluto che Lunicino pose al mio galeone, quel simpatico e ridicolo "Tuuuu! Tuuu!!" scatenai i miei incubus contro il loro pianeta e la loro Barcaluna, lo feci senza alcuna pietà nè tanto meno alcun tipo di rimorso propri perchè l'equilibrio doveva essere raggiunto. I vivi non dovrebbero vergere alla perfezione, quando lo fanno chi ha creato me e Nottedoro manda appunto noi due a ricalibrare le questioni.

Il combattimento fu aspro e sanguinoso, feci a pezzi la Barcaluna dorata e  persi del tempo con il Re e la Regina, genitori di Lunicino, affinchè mi svelassero il segreto che si celava dietro la facoltà del loro piccolo primogenito nel non avere mai nè incubi nè paure.


Sfilacciai i loro tendini e la loro pelle, conscio del fatto che "nessun uomo scuoiato ha segreti", instillai loro la paura che l'amato partner soffrisse le pene dell'inferno, mi feci raccontare tutto in quel bagno oscuro di sangue e tenebra. Vidi il terrore nei loro occhi, la paura di perdere tutto ciò che ancora avevano e l'immensa vertigine causata dal dolore dell'anima amata. Mi dissero solo che Nottedoro mi avrebbe distrutto. Sciocchi ed illusi, tutti loro.

Quando arrivai al bambino e stetti per toccarlo notai subito la reazione repentina di mio fratello, Nottedoro, che cercò di pugnalarmi al petto con un'arma fatta della paura e della pietà del piccolo bambino.

Lo scontro non fu poi così crudo ed efferato, combatteva in modo eccelso con il suo pugnale contro la mia lancia lunga, riusciva a penetrare la mia guardia con enorme facilità perchè mi attaccava dal basso e dai fianchi, senza uno schema prestabilito e senza seguire alcuna apparente regola, era disposto a sacrificare tutto per portare a termine quell'impulso che sentiva nel petto, lo stesso che sentivo io ma a carattere contrario.

Facemmo quello per cui fummo creati, per cui vivemmo  strappati alle nostre vite precedenti, per cui rinascemmo contro la nostra volontà.

Guardai Nottedoro mentre mi attaccava, osservai il suo manto cambiare colore a seconda della posizione assunta e mi si illuminarono gli occhi quando rividi in lui la mia vecchia forma, la mia vita precedente prima di essere trasformato in Pitch, il Signore degli Incubi. Mi chiamavano Camaleonte, avevo un sacco di amici ed ero amato per alcuni versi, detestato per altri, alti e bassi come tutti, equilibrio come ben pochi. Ricordai il giorno in cui venni cambiato da volontà superiori, quando capii che  le nostre azioni non sono il frutto del libero arbitrio.

Avevo appena concluso, od incominciato dipende dai punti di vista, qualcosa di bello ed appagante in collaborazione con altri come me e, tuttavia, quella che pareva essere un'allegra famiglia che aveva promesso di sostenermi nei miei impegni come io facevo naturalmente con loro, si dimostrò essere una fossa di serpenti pronti a scaricare il barile alla prima occasione.





 Rividi la mia morte: agonizzante in un angolo del pianeta, lasciato solo al trapasso come sacrificio per evitare che le cose emergessero come erronee, preferirono vendere un'immagine d'essi nella gaudiosa perfezione dell' apparenza. Nascosero la mia tomba, sputarono sul mio nome e ballarono sul mio corpo e fu lì che la Volontà Suprema mi scelse, senza possibilità di appello io divenni Pitch il Signore degli Incubi.

Mentre osservavo questa scena ad occhi aperti mi accorsi che la lama di Nottedoro stava affondando nel mio petto. Gli sorrisi e gli sussurrai un "grazie" quando ne colsi l'espressione addolorata sul volto: era stato programmato per combattermi, ed io lo stesso, ma in cuor nostro avremmo preferito altra strada per noi stessi.



Mi estinsi in quella forma, in quel ciclo, per riapparire in uno diverso ove Lunicino fattosi uomo coraggioso, grazie al fatto di aver incontrato la paura ed averla vinta senza però doverla debellare, aveva istituito quattro guardiani per i piccoli di un perduto pianeta e poi un quinto con una modalità molto simile alla creazione mia e di Nottedoro.



Verrò a cercarti fratello

Io ti troverò










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