martedì 26 agosto 2014

La dama fantasma

La neve scendeva candida dall'alto del cielo, in autunno quel piccolo villaggio di confine cadeva spesso nella morsa del gelo e veniva isolato dal resto del paese. Gli abitanti avevano imparato a fare scorta di cibo e legna, durante l'estate e la primavera, così da non dover mai patire la fame ed il freddo. Non vi erano mai molti visitatori, superare il passo era impresa non da poco ma quell'anno una donna era arrivata da nord, a piedi, superando le vie impervie di quel loco con il solo ed unico scopo di indagare sulle morti che da mesi attanagliavano la zona tutta. Pareva che in soli due mesi fossero morti, in incidenti poco chiari, almeno una mezza dozzina di maschi adulti senza alcun apparente legame tra loro. Il Cavaliere Gatta, questo il suo nome, varcò la soglia della locanda proprio nel momento in cui stava calando il buio: era superba nella sua armatura leggera dalla quale spiccavano solamente gli azzurri occhi ed alcune parti del viso che suggerivano delicatezza e, nel contempo, assoluta fermezza dell'animo.



Il borgomastro, un ometto grassoccio con pochi capelli in testa ed un curioso paio di occhiali tondi posti in equilibrio precario sul naso, le andò incontro piegando il capo verso terra e, al di lei gesto di saluto, iniziò a parlarle con un tono piuttosto greve che tendeva al basso, difficile da udire a distanza non ravvicinata :

-  Meno male che siete giunta. Quest'estate hanno perso la vita in strani incidenti ben sei, tra uomini e ragazzi,
del nostro villaggio. Erano tutti battitori di piste esperti, eppure hanno trovato la fine nei boschi. Chi è caduto da un burrone, chi è rimasto incastrato sotto l'acqua del fiume, chi addirittura si è avvelenato con funghi proibiti, dei quali avrebbe dovuto conoscere gli effetti venefici. Tutti loro avevano famiglia, non so più cosa fare con la popolazione che si dice spaventata, alcuni temono una maledizione...Vi prego Cavaliere di Prepos, aiutateci -

La supplica dell'uomo parve non attecchire minimamente sul volto affilato di Gatta, la quale tuttavia si trovò ad annuire pensierosa e mosse alcuni passi verso il bancone fino ad appoggiarvi sopra la mano sinistra, rivolgendosi all'oste con tono garbato sebbene perentorio come timbro - Oste, una stanza per due giorni, saranno più che sufficienti. Fatemi avere una tinozza d'acqua fresca, del pane e del formaggio. Per quanto riguarda Voi, signor Borgomastro, domani mattina portate qui le famiglie dei cari estinti, diciamo per le nove- ; il borgomastro mosse alcune domande tecniche alla volta della donna, la quale però rimandò tutto al giorno dopo semplicemente salendo le scale, verso la sua stanza, dopo aver lasciato una manciata di monete sul bancone.

La notte trascorse agitata, Gatta come ogni Cavaliere aveva ricevuto il suo nome per alcuni tratti del suo carattere, tra cui una spiccata sensibilità per quanto riguarda l'ambiente circostante e fu proprio questa sua empatia che le fece trascorrere una pessima nottata costellata da incubi, tutti incentrati su figure oscure in armatura attorniati da fiamme e tenebre con un sottofondo simile al pianto femminile, distante ed incessante ed una voce di donna che ripeteva qualcosa in modo ossessivo, tuttavia la parola non era comprensibile a Gatta.



Il mattino salutò i viventi con un freddo sole giallo che si alzava nel cielo con poca forza, attorniato da venti gelidi che sollevavano pulviscolo biancastro e ne depotenziavano il calore emesso. Subito dopo la colazione, consumata a base di carne, patate e birra, Gatta si apprestò ad incontrare le famiglie di coloro che erano appena scomparsi. Si rivolse a loro osservandoli senza dire nulla , fece appello ad un'altra sua capacità che andava a compensare l'empatia: entrambi gli occhi avevano la pupilla a taglio, esattamente come ogni felino, e se con il destro poteva osservare e "sentire" empaticamente l'altro, con il sinistro era in grado di analizzare la situazione in modo preciso ed analitico, deducendo fatti e situazioni altrimenti celate ai più.

- Noto una certa paura nel parlare con me da parte Vostra, riesco chiaramente a sentire i vostri sentimenti contrastanti tra ciò che è accaduto, come dovreste mostrarvi e come invece vi sentite. E cioè sollevati da queste morti. Ma state tranquilli, so che non siete stati voi ad uccidere qualcuno, lo deduco sia dalla vostra postura che da tutta una serie di fattori visibili ad occhio nudo, tirando le somme - parlava con tono neutro, assolutamente scevro dal giudizio o dalla presunzione, annuiva spesso ed infine si lasciò raccontare da ognuno di loro come questi uomini, e ragazzi, avevano un carattere non troppo felice in famiglia per quanto riguardava le loro abitudini di oppressione, squalifica, intimidazione, seduzione, demotivazione, istigazione e manipolazione cui erano dediti a seconda dei casi.

Gatta annuì - Dunque le vittime hanno qualcosa in comune: trattavano male le persone che li amavano - riflettè ad alta voce e si voltò verso un borgomastro che la osservava ad occhi sgranati e bocca dischiusa, sorpreso come mai prima d'allora d'aver assistito ad indagini così brevi e precise. Aveva sentito parlare dei Cavalieri di Prepos ma non credeva arrivassero a tanto. Si scosse quando le di lei parole lo raggiunsero, flebili ma mai incerte - Borgomastro...gentilmente potrei avere accesso alle cronache di questo borgo? - , lui deglutì ed annuì visibilmente biancastro in faccia - Si..ehm..le cronache si trovano nella Torre dell'oblio posta sul crinale est del borgo. Nessuno ci va da anni, si dice sia maledetta, tuttavia se ve la sentite basta risalire la collina ed una volta in cima sarà facile trovarla a vista - pareva sinceramente spaventato, Gatta tuttavia decise di non badare alle leggende e si apprestò ad uscire dalla locanda, pronta a risalire il crinale.


La marcia era resa difficile dalla neve alta, nessuno puliva quel tratto di bosco ed il Borgomastro aveva ragione nel sostenere che nessuno fosse mai andato da quella parte, l'analisi del terreno era concorde anche se la sensibilità empatica stava avvisando Gatta, da molto e sempre di più mano a mano che risaliva il percorso, di un pericolo imminente sulla sua persona. Si girò di scatto quando si sentì osservata, e ciò che vide la fece trasalire: c'era una donna appoggiata ad un albero, piangeva ed era girata di fianco rispetto a lei, tra un singhiozzo e l'altro alzò il viso verso Gatta e si trovò a guardarla, restarono in silenzio per una decina di minuti, durante i quali il Cavaliere prese una margherita bellissima tra le sue mani e la porse alla donna che cercò di raccoglierla. Le cadde di mano, o meglio, cadde verso terra perchè la donna altro non era che un fantasma intangibile.




- Mi chiamo .... - sospirò il fantasma osservando Gatta da lontano, nonostante fossero a pochi metri - Il mio nome non potrà essere udito fino a che il Conte Godard dominerà su queste terre con il suo scempio e la sua impunità. Devi andare alla Torre dell'Oblio ed affrontarlo. Quell'arco non ti servirà a nulla, tuttavia dammi due delle tue frecce, le intingerò in queste mie lacrime: nascono dall'amore calpestato, dalla fiducia tradita e dalla disperazione pre mortem che in me restano vivide e mi tengono su questa terra, almeno fino a che giustizia non sarà fatta sul mio passato, sul mio nome e sulla mia vita - prese le due frecce dalla faretra di Gatta e le intinse letteralmente nelle sue lacrime che abbondanti fluirono sul quel viso candido e bellissimo - Vai ad affrontare il Conte, dopo se sopravvivrai, ne parleremo meglio. Sappi che sono stata io ad uccidere quegli uomini, come lui abusavano dell'affetto che gli veniva dato, dovevano pagare! - .








Senza apporre ulteriori domande, avendo comunque Gatta ben avvertito alcune sensazioni dal fantasma: il profondo dolore del tradimento che si mischiava all'amore per questo Conte Godard, il tutto veniva reso invischiato e poco chiaro, impossibile separarsi dalla vita terrena proprio perchè in questo mondo ella aveva conosciuto l'amore, ad esso si era affidata proteggendolo con tutta sè stessa ma, alla fine, era stata tradita e colpita a morte ripetutamente proprio da quel Conte cui aveva consacrato il suo cuore. La maldicenza del suo nome, avvenuta in seguito alla sua morte, non era mai stata attribuita al Conte ma solo alla presunta vigliaccheria della donna stessa. Bisognava porre giustizia, questo per Gatta era chiaro.

Sfondò il portone della torre con un calcio ben assestato e si profilò all'interno con arco e frecce alla mano, restò tuttavia basita dall'imponente guerriero oscuro che si trovò innanzi, seduto nel suo scranno fatto di sangue e teschi. Lui, questo essere ormai non più umano, si trovò ad osservarla con un sogghigno stampato nel volto e quando parlò lo fece con una voce profonda, cavernosa, che scosse il corpo e l'anima di Gatta: -Innumerevoli Cavalieri sono caduti cercando di prendere la mia testa, ma li ho divorati tutti. Sei pronta per essere immolata alla gloria del Sangue e dell'Acciaio?Quell'arco non ti servirà a niente contro di me - 






Ciò che il Conte Godard non disse venne comunque percepito dai sensi di Gatta per ciò che riguardava direttamente lui. Come c'era da aspettarsi il Conte non pensava di essere una persona malvagia, pensava in realtà di essere dalla parte del giusto e proprio per questo diventava molto difficile farlo capitolare. Lui, come Gatta, sentiva di avere una missione da compiere e soprattutto sapeva di avere un passato di un certo tipo. Gatta lo vide in un attimo

Borgo del Nord, 30 anni prima:
La guerra contro i Cavalieri Oscuri imperversava su tutto il globo, i Cavalieri stavano vivendo la "scissione" e di conseguenza i popoli liberi dovevano badare a sè stessi da soli. Un gigantesco guerriero chiamato Conte Godard, oltre che difendere il suo piccolo Borgo dalle tenebre, intraprese da solo la campagna che lo vide frapporsi contro la follia che dilagava nei ducati di Schleswig e Holstein, terre lontane che rischiavano di divenire le capitali della tenebra corruttrice. Con pochi uomini guidò l'assalto e sconfisse il nemico, liberando un popolo che era stato venduto al nemico da una resa codarda della famiglia reale.





 La figlia del Re, morto anni prima come ricompensa per la sua "resa", sposò il Conte Godard ed assieme a lui tornò nel Borgo.


I due si amavano e per lei non contava essere sola in un continente sconosciuto, avendo comunque lui come punto di riferimento. Poco dopo la risoluzione da parte dei Cavalieri di Prepos del loro scisma, le cose iniziarono a peggiorare per la coppia: la ragazza si ritrovò ad assistere ad un peggioramento dei rapporti con il Conte quando espresse a lui la mancanza del suo defunto padre a cui voleva bene, al di là di tutto. Il Conte si infuriò, odiava quella famiglia per come aveva venduto un popolo intero e non tollerava che la sua sposa potesse amarli ancora, quindi iniziò a prendersela con lei senza nemmeno accorgersene. Quando poi, alcuni nel villaggio, si fecero vedere a confortare la donna allora egli impazzì del tutto. La Tenebra era ormai sedata dai Cavalieri di Prepos e lui non doveva più combattere, non doveva più rischiare ma così non fu nemmeno più gratificato dal suo popolo come era stato abituato fino a poco prima, inoltre la paranoia ossessiva di una moglie che secondo lui gli stava inimicando tutti lo rese aggressivo. Passava le giornate a dirle che non valeva nulla, che era figlia di ipocriti e ciarlatani, che il di lei sangue trasmesso ai figli era solo uno smacco nella sua vita, un errore di percorso.




 La lasciò sola nel suo dolore e lui stesso rimase sempre più lontano dalla sua gente. Alla fine la donna perse la vita, non è chiaro se ciò avvenne per sua stessa mano o per un incidente dovuto all'assunzione di un elisir allucinogeno potente. Il Conte, ormai pazzo di rabbia e convinto che qualcuno volesse la sua testa a causa di maldicenze della defunta moglie, dichiarò al borgomastro che quella torre  sarebbe stata sua e che nessuno si sarebbe dovuto avvicinare, pena la morte. Cosa che avvenne svariate volte finchè il borgomastro non rinunciò a quel dominio. Senza più cronache consultabili, la storia del Conte e della sua amata si perse nel tempo.


Gatta alzò l'arco e prese la mira con tutta calma, il Conte rise sprezzante e si alzò in piedi di scatto. Troppo tardi, la freccia di Gatta gli si piantò in mezzo agli occhi facendolo barcollare - Non posso essere ucciso...e adesso... - la sua mano destra afferrò la freccia e la tirò con forza, ma questa non si spostò dalla sua fronte - Ma...che cosa? Che cosa hai fatto??!!! - tuonò iracondo il Conte, soprattutto nel trovare lo sguardo fermo e contemplativo di Gatta su di sè, la quale rispose in un mezzo sussurro a lui: - Ho messo in contatto la parte profonda di lei con la tua mente, ora lo farò con il tuo cuore Conte Godard. Dì il suo nome e tutto finirà -.

 

Il Conte si irrigidì di colpo quando vide la seconda freccia venire incoccata e tesa la corda, tentò di muoversi ma il corpo non rispondeva più al suo padrone. Quando la punta d'acciaio gli penetrò nel cuore e riversò in esso la vita tutta della donna, allora egli gridò forte il suo nome - Kirsten! Mi dispiace Kirsten..io..io credevo che...aaaarghhh!!!- portò ambedue le mani al cranio, premendo sulle tempie, successivamente cadde in ginocchio e sempre piangendo si trovò a cadere a terra a faccia in giù, sconvolto e trasfigurato dalle convulsioni non riuscì nemmeno a parlare. Gatta non si lasciò sfuggire il suo momento, intervenne subito posizionando le mani sul corpo di lui e con enorme sforzo iniziò a strappare la tenebra oscura dal suo corpo. Il processo fu lungo e doloroso perchè la stessa Gatta rischiava di divenire preda dell'oscurità.




Se non lo avesse fatto avrebbe semplicemente condannato un uomo al dolore eterno, senza rimandi e senza miglioramento, avrebbe tradito la sua stessa causa e per questo Gatta rischiò la sua vita e la sua sanità mentale per riportare ordine, giustizia e libertà in quelle terre. Il pensiero di Kirsten e Godard fu nuovamente libero dai condizionamenti, fu condiviso da tutto il Borgo e le malelingue cessarono di colpo. I due, morti ormai da tanti anni nella loro essenza più umana, trovarono infine l'amore che avevano cercato in vita solo adesso, in un'altro mondo. Un mondo ove la corruzione, la pazzia e l'egocentrismo erano banditi per permettere alle anime dei cari estinti di potersi finalmente amare.




Senza Gatta, tutto ciò, non sarebbe stato possibile. Ella se ne andò quasi subito, altre avventure la aspettavano, degne di essere vissute, degne di essere combattute. La vita del Cavaliere è fatta così e Gatta lo sapeva.

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