lunedì 7 luglio 2014

Grigio (ovvero nè Bianco nè Nero)

Pianeta Terra.

In un tempo passato, futuro o semplicemente alternativo rispetto al nostro, i popoli vivevano come noi con una differenza sostanziale: alcuni di essi avevano imparato a potenziare le proprie energie interne ed in particolare l’empatia. Attraverso di essa, e delle loro peculiari abilità, riuscivano a mantenere in equilibrio l’intero pianeta agendo come facilitatori delle relazioni umane senza mai manipolare nessun essere umano, senza ferirli bensì insegnando loro a difendersi, trasmettevano valori insieme alle regole, disponibilità piuttosto che chiusure, autorevolezza invece che autorità.

Questi uomini erano chiamati Cavalieri di Prepos.

Un giorno nefasto, i Signori della Guerra seduti sui loro troni di teschi e sangue, invasero le terre dei popoli liberi disseminando i loro Campioni sui campi di battaglia, spargendo anime e sangue di coloro che a stento sapevano reggere uno scudo contro una violenza ai sentimenti così efferata.
I Cavalieri di Prepos si mossero subito, iniziando ad insegnare le difese per gli attentati ai sentimenti ai popoli, però erano pochi rispetto alla massa globale ed i Signori della Guerra facevano sempre più proseliti poichè le vie da loro scelte erano più facili, più rapide e soprattutto incastravano i vissuti emozionali degli individui in trappole dalle quali era difficilissimo uscire, ma facilissimo evadere illusoriamente, per poco tempo, proprio perpetrando quegli attentati.

Un giovane Cavaliere di Prepos, appartenente alle legioni di Ruminanti e Deliranti, un giorno scese in campo proprio davanti al Campione e si pose a difesa di un piccolo villaggio. Il Campione, ammantato dall’oscurità, lo attaccò con ferocia inaudita ma il Cavaliere non poteva soccombere: conosceva molto bene gli attentati, tutti, e sapeva come difendersi da essi in modo magistrale. Stanco e provato, il Campione non dava però segni di cedimento, sebbene lo scontro fosse palesemente al suo termine; fu a quel punto che sotto gli occhi attoniti dei suoi confratelli il Cavaliere estrasse la spada e pronunciò parole nuove : Lo stile che usi nella battaglia è quello dell’Invisibile, la tua arma si chiama Istigazione. Per rispettare le consuetudini di Prepos  dovrei lasciarti andare, ora che sei stremato, senza aver fatto danno a nessuno e sperare che tu rifletta su quanto accaduto, che poi tu mi venga a cercare per comprendere meglio alcune cose di te ed, infine, liberarti dalle tue catene. Eppure tu non demordi, quindi manderò al diavolo le consuetudini e farò in modo che tu non possa nuocere più a nessuno, nè qui nè in nessun posto.

Il Cavaliere assunse la posizione di guardia dell’Avaro e dello Sballone, ponendo così Incomprensione ed Evitamento sulle spalle del Campione e modificò la sua spada in due armi particolari: squalifica ed intimidazione. L’Invisibile era a quel punto circondato a 360 gradi dal Cavaliere, i suoi attacchi andavano a colpire punti precisi dell’armatura altrui, punti deboli dell’acciaio e del corpo. Il Campione chiese che differenza ci fosse, tra loro, prima che il Cavaliere potesse attaccare.

Io mi muovo nè per vendetta nè per educarti, il mio fine è la Giustizia. Se io non ti abbatto, tu continuerai a fare del male ad altri visto che non vuoi discutere la tua posizione, altri potrebbero seguirti e già siete troppi. Ti fermerò e porterò sulla mia anima il fardello di essere ricorso agli Attentati ai Sentimenti. Preparati Campione Oscuro, non ti ucciderò...ti lascerò però una menomazione: ogni volta che impugnerai un’arma, la cicatrice che oggi ti lascerò ti costringerà ad inguainarla e lasciar perdere.

L’attacco durò un attimo, in un sol colpo concentrato alla massima offesa, il Cavaliere tolse forze ed equilibrio al Campione, che cadde a terra sonoramente senza possibilità di rialzarsi, vivo ma menomato. Una parte dei Cavalieri di Prepos, soprattutto avari, ruminanti, deliranti e sballoni si unirono a quel giovane uomo ma gli altri, apatici, invisibili ed adesivi rifiutarono questo genere di condotta.

Avvenne così la SCISSIONE.

Il Conflitto con i Signori della Guerra perdurò per anni, i Cavalieri però non potevano essere fermati e per quanti Campioni nascevano, altrettanti venivano abbattuti. Definitivamente. La guerra diventò fratricida quando i Deliranti, lasciati per troppo tempo da soli con loro stessi senza ricevere alcun contatto profondo nè riportati con i piedi per terra dai loro fratelli Adesivi ed Invisibili,  si misero nella posizione di sapere cosa fosse meglio per tutti e supportati dal loro schieramento, imposero: con la forza dei Ruminanti, le restrizioni degli Avari e la capacità di conquistare proseliti degli Sballoni...il loro dogma anche agli altri.

Fu un massacro: tra Cavalieri di Prepos, fratello contro fratello, lo scontro divenne incerto ed i Signori della Guerra ne approfittarono per attaccarli ai fianchi senza fare distinzioni. Sfiancati e senza speranza di fine, i Cavalieri giunsero ad un tavolo per discutersi e mettere fine alla guerra intestina che rischiava di vederli sparire dalla faccia della Terra.

Il giovane Cavaliere, ormai uomo adulto e promotore dell’incontro, si alzò in piedi per primo: Nostra è la causa di questo sfacelo, voi rifiutaste da subito di supportarci anche solo nel PENSARE che la spada potesse essere usata, di contro noi abbiamo peccato di superbia ma non avevamo i numeri per affrontare a testa bassa i Signori della Guerra, per cui decidemmo che avremmo ottenuto il vostro aiuto: che lo aveste voluto o meno. Non c’è tempo per discutere, distruggiamoli e poi troviamo una soluzione. Loro distruggeranno noi altrimenti, e morti noi..il mondo non avrà più difese.

Una ragazza fragile d’aspetto, alta come pochi e magra come un fuscello, si alzò timidamente da un angolo del tavolo, posto nel fondo della sala. Il suo abito ne rispecchiava lo schieramento: Invisibile. La ragazza parlò con voce flebile, ma sicura, alla volta del Ruminante-Delirante.

Voi vi ingannate fratelli e sorelle, avete perso di vista il vero problema per far fronte ad alcuni desideri nobile che avvertite nei vostri animi: giustizia, libertà, generosità e responsabilità. Sono valori che non dobbiamo perdere, concordo con voi, ma ve ne sono anche altri come la pace, la sensibilità e l’amore. Avete..abbiamo..guardato la realtà con solo i nostri occhi per troppo tempo. Come ti chiami, Cavaliere?

Il maschio restò ad ascoltarla, annuendo debolmente alle sue parole, e mentre lei le sillabava lui iniziava a distendersi nella muscolatura visibile. Camaleonte.

La ragazza sorrise, arrossendo un poco quando si accorse di essere guardata da tutti nella sala, in un silenzio solenne. Camaleonte, fratello, tu hai commesso un errore semplice a monte: i Campioni, finanche i Signori della Guerra, altri non sono che persone del popolo..INFESTATE..dall’oscurità. Non sono, essi, l’oscurità stessa. Abbattendoli uno dopo l’altro, avete fatto si che non vi siano rimasti molti popolani e che questi, sentendosi soli ed abbandonati, abbiano ceduto all’oscurità...corrompendosi a loro volta. Anche noi abbiamo le nostre colpe: ci siamo allontanati da voi senza neppure provare ad abbracciarvi, ad ascoltarvi, a comprendervi o coccolare il dolore che era alla base delle vostre mosse. C’è un altro modo...estirpare da loro l’oscurità: è giusto, responsabile, generoso, libero ma è anche sensibile, pacifico ed amorevole.

A queste parole seguì un silenzio carico di..pace. La riflessione e la tranquillità avevano invaso la sala e proprio quando qualcuno stava per parlare, dall’alto la vetrata si ruppe ed irrompè un Campione Avaro mastodontico in armatura nera laccata, brandiva un pesante martello da guerra con una precisione chirurgica. 

Camaleonte balzò immediatamente in piedi, e mentre i Deliranti estraevano già le armi, gridò : Sballoni! Assumere posizione di Integrazione, e nel fare questo vide lo stupore di alcuni ed il sorriso di altri, tant’è che la ragazza Invisibile non si fece attendere Apatici, subito in posizione di Complementarietà. Non erano posizioni di attacco ma di affinità, entrambi gli schieramenti utilizzarono rispettivamente uno stile di combattimento che li portava a pensarsi non solo come bersagli del martello ma anche come confratelli del loro compagno di scudo, figli e figlie di qualcuno, mogli, mariti...e così si sottraevano alla pericolosa arma chiamata Oppressione.

Lo scontro durò a lungo, ma ad ogni colpo di Oppressione parato e respinto, ad ogni carezza mossa a lui da un Apatico ed uno Sballone a turno, il Campione Avaro vedeva sgretolarsi un pezzo della sua corazza, la sua pelle pallida ed emaciata al di sotto di essa, prendere colore e tonicità.  Infine restò un uomo sano, dall’aspetto dominante ma non preda delle sue paure, l’arma gli cadde di mano e si ruppe. Grazie disse con una voce che risuonò leggera mi sento libero dalle mie paure, la corazza solida e gelida non mi serve più. L’arma menchè meno.

Camaleonte si voltò verso la ragazza:  Grazie, sorella, di avermi aperto gli occhi. Mi hai toccato nel profondo con la tua sensibilità e mi hai dato modo di vedere, e sentire grazie alla  nostra Empatia, ora abbiamo tutti un altro traguardo, comune e soprattutto condiviso. Andiamo a restituire il mondo ai suoi legittimi proprietari!

Mentre tutti festeggiano per la rinnovata speranza e l’agire da Cavaliere ritrovato, Camaleonte si avvicinò alla ragazza e parlò a bassa voce: Tutti coloro che ho annichilito resteranno per sempre sulla mia coscienza, non v’è nulla che io possa fare, solamente chiedere scusa per le mie azioni. Come ti chiami, sorella?  

La ragazza sorrise mesta, con una patina rossa sulle gote, incassò la testa nelle spalle e passarono 10 minuti di silenzio prima che porgesse a lui i suoi azzurri occhioni, flebile la voce che scaturì dalla sua gola : Camaleonte tu soffri giorno per giorno e da sempre ti scusi, io lo comprendo, e ti perdono. Perdono...IPER DONO...il regalo più grande che un umano può concedere ad un’altro. Per quanto riguarda la tua domanda, io..sono...PREPOS

Disse così, prima di svanire nel nulla ed irradiare la sua affettività paterna/materna su tutti i Cavalieri ivi presenti. La paura mutò in responsabilità, la rabbia in coraggio, la superbia in libertà, la superficialità in generosità, l’apatia in quiete, la vergogna in sensibilità e l’attaccamento morboso in amore elargito.



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