venerdì 25 luglio 2014

Colibrì

- Potrebbero esserci dei problemi di qualche tipo tra il Panda e la Formica inoltre, non ne sono sicuro, temo che il Mastino non abbia la minima tendenza ad appianare i problemi che dovessero insorgere. Ecco perchè ti ho svegliata a quest'ora della notte, Maestra Colibrì...ho bisogno che tu mi insegni il tuo stile di combattimento, nel caso in cui la falange dovesse incrinarsi devo saper muovermi anche da solo- 

Queste furono le parole di Camaleonte, assistito da Quokka e Gufo con i quali aveva già discusso dell'eventualità nefasta e con essi si era prefissato un paio di obiettivi: essere sempre e comunque in grado di non invischiarsi nella mischia, fare di tutto affinchè la falange restasse unita al di là delle scaramucce interne.
Colibrì si destò dal torpore che la notte aveva profuso in lei e si mosse in direzione d'egli, sotto il velo leggiadro della sua tenda ampia e spaziosa, prese quindi una lancia dalla rastrelliera ed invitò, con un silente cenno, Camaleonte a farsi avanti, il quale estratta la spada ed imbracciato il rotondo scudo che ne copriva più della metà del corpo, si fece avanti annuendo.

Colibrì sorrise da sotto il suo elmetto leggero, l'armatura la rendeva cangiante nei colori quasi quanto quella di Camaleonte, la differenza stava nel contrasto tra le "punte" che la contornavano ed il resto della corazza quasi evanescente.



- Una lancia da fante? Ma una volta scagliata come farai a difenderti dalla mia spada? - non fece in  tempo a terminare la frase che si trovò a strizzare gli occhi e serrare le mascelle per il contraccolpo appena ricevuto: Colibrì aveva eseguito due piroette in aria, angolate ad un punto che era incredibile il fatto che fosse atterrata in piedi, portando perciò la punta della lancia a colpire in diagonale, e con tutto il peso del corpo, lo scudo di Camaleonte. Egli arretrò di due passi, barcollando sotto la potenza dell'attacco. Il debole della spada si innalzò verso il cielo dietro di lui, abbassò un attimo lo scudo onde vedere la sua avversaria. Strabuzzò gli occhi quando se la ritrovò davanti con un baricentro bassissimo, in equilibrio e quasi inginocchiata rispetto a lui. Le gambe erano flesse, la lancia puntava alla di lui gola in diagonale ed era tenuta con ambedue le mani a distanza corta tra esse, la flessione delle gambe suggerirono a lui ch'ella fosse pronta a scattare in avanti, verso l'alto.



D'istinto cercò di sfruttare la gravità per batterla sul tempo di esecuzione, tentò quindi un fendente mirato alla sua testa ma la Maestra fu più rapida, con un movimento semi circolare del braccio mancino fece intraprendere alla lama una traiettoria atta a coprire 180 gradi da un lato all'altro con la lama ad altezza caviglia, la sua velocità era impressionante: con un movimento che avrebbe slogato la spalla a molti, era riuscita a far compiere un cambio di traiettoria alla punta della lancia, da diagonale ascendente a colpo laterale dalla sua sinistra a destra. Camaleonte dovette rinunciare all'attacco e spostarsi indietro alzando il piede destro per non venire azzoppato, sentì la lama sfiorargli la suola dello stivale. Pronto per riattaccare dovette però spendere alcuni istanti per bilanciarsi, la Maestra però stava già affondando e la punta della lancia raggiunse il di lui addome, sebbene non vi penetrò fino alla carne, si incagliò nelle piastre.

Immediatamente Camaleonte mosse il braccio sinistro, recante lo scudo, dietro di sè e quindi caricandolo con il peso del corpo eseguì uno sgualembro roverso dall'alto a sinistra verso il basso a destra, Colibrì fece appena in tempo a levare le mani dall'asta che questa venne spezzata dall'impatto, il quale evitò anche a Camaleonte di sbilanciarsi. Si lanciò, quindi, in avanti a peso morto ed alzò lo scudo che impattò violentemente contro il viso di Colibrì la quale, esile, barcollò all'indietro stordita.
- E' la fine, Maestra- sibilò iniziando a fare appello al suo potere, cangiando i suoi colori con l'ambiente circostrante, ora che ordinò al braccio destro di eseguire un'apertura ad arco da sinistra verso destra, con l'intento di colpire alla gola la Maestra.




Sgranò gli occhi quando si accorse che il colpo era andato a vuoto, Colibrì si era abbassata ancora di più di quanto la natura l'avesse favorita con uno sviluppo intellettivo piuttosto che d'altezza fisica, il colpo le passò sopra la testa nel momento stesso in cui estrasse la punta della lancia dal torace di Camaleonte, d'istinto lui ruotò il polso destro di centottanta gradi verso sinistra con l'intento di porre la punta dell'arma in traiettoria diagonale verso il basso, con il collo di lei; prima che lui potesse affondare il colpo, la Maestra, con un semplice gesto della mano, ora armata, pose la punta della lancia sulla sua gola, punzecchiandola.

Il combattimento era finito, se fosse stato un duello vero Camaleonte sarebbe morto un istante prima di poter sferrare il suo colpo mortale.

Leggiadra e per nulla ammaccata dal colpo ricevuto, sorrise a lui - La mia tecnica è estemporanea, non ha una forma prestabilita. E' difficile da imitare, impossibile da prevedere. Usa la lancia per mostrare agli altri i punti deboli della loro tecnica e poi adattati a ciò che succede durante il combattimento. Puoi incassare qualche colpo ma ricorda che  quando qualcuno attacca, scopre comunque una parte di sè. Mira a quel punto. Ora esci, fai fare una simulazione a Mastino, Formica e Panda...e poi intervieni. Meglio farlo prima che la battaglia inizi-

Camaleonte annuì, felice e grato alla Maestra di avergli insegnato questa nuova tecnica. Accolse con gioia la lancia che ella gli donò, e con cura dopo aver riposto le armi, si incamminò verso il Campo Marzio dove avrebbe tentato di risolvere la questione.






sabato 19 luglio 2014

Cavaliere del Drago





L'estate afosa si abbatteva sulle terre ove l'accampamento principale dei Cavalieri si estendeva, essi controllavano tutto il territorio che dalle valli native di Lady Barux, nobildonna che pur non essendo Cavaliere godeva del rispetto di questi e sapeva amministrare il suo dominio con saggezza e benevolenza, arrivavano fino agli aspri territori montani del dominio di Brown Tongue, un ereditiero dei domini del padre al quale vanno attribuite tutte le sue ricchezze, sebbene in quest'ultimo vi fossero più lupi e cinghiali che non agglomerati di persone da gestire ed aiutare.  Le due vallate erano attraversate da fiumi di portata imponente che ne delimitavano i confini geografici: il Tenuis e lo Statuere, che tra le due contrade vi fosse rivalità era solo una leggenda poichè in realtà l'una non avrebbe mai potuto sopravvivere alla natura senza le risorse dell'altra.
Quokka attraversò la sala dei Cavalieri che si trovava al centro della Valle del Tenuis, sedendosi pesantemente su una poltrona e sganciandosi a fatica l'elmo sorridente che le copriva il capo: il viso era pallido ed il corpo pareva non aver alcun freno inibitorio nel lasciarsi cadere; pianse a lungo chiusa nel suo silenzio, nulla poteva la sua armatura ed anzi il peso d'essa, che era fin troppo placcata con strati di piastre impenetrabili, aveva portato i suoi muscoli ed il suo scheletro a risentirne, infiammandosi. Quokka sapeva benissimo che la crociata intrapresa, onde portare flora ed acqua nelle terre desertiche, le sarebbe costato fatica ma non si aspettava di trovare nelle tribù presunte alleate, degli ostacoli così arcigni da superare. Quando si prese la responsabilità del compito, delegatagli da Volpe e  Formica, cercò subito un contatto con loro e sebbene da un lato His 4 Cop (una comunità espansa di volenterosi) le diede appoggio, l' Ufficium Defectus guidato da Draconis (soprannominata Canis Aures = sciacallo) le diede non pochi problemi. Questa tribù era guidata appunto da questa donna anziana e ben lontana dalla carità umana, al suo seguito aveva Mikael una ragazza dai capelli dorati alla quale aveva fatto indossare un collare alla stregua di una schiava, poi c'era Nosferatu così chiamato poichè a causa del troppo lavoro, in assenza di gratificazioni, aveva sviluppato un paio di occhiaie nere come la pece.  
Camaleonte entrò nella stanza per caso e la vide in quello stato, tuttavia si avvicinò con cura a lei ben sapendo di che cosa fossero capaci i seguaci di Draconis specialmente su un Cavaliere corazzato come la sua consorella.

- Quokka, che ti succede? La preparazione del prossimo obiettivo ti sta consumando...ci sono problemi di cui vorresti parlare? -

- Oh Camaleonte, il problema è sempre quello: ho fallito. Dobbiamo rifornire una vasta zona tra le valli ma His 4 Cop non ha abbastanza uomini e risorse questo mese, così ho diviso il compito tra me, Brown Tongue e Draconis. Quest'ultima, però, si rifiuta di inviare messi viaggiatori nelle terre selvagge e così facendo lascerà senza rifornimenti alcuni insediamenti da noi garantiti. Non riesco a concepirlo, non è giusto e soprattutto io sono la responsabile..il peso è su di me-

- La tua armatura, sorella, è costituita da tre strati supplementari di piastre e sotto di essa porti una cotta che in qualche modo, lo sai, ti impaccia e ti rallenta. Armatura pesante non è sinonimo di invincibile nè di invulnerabile. Il tuo corpo non può sostenerne il peso a riposo, figuriamoci quando ti arriva un colpo. Se non puoi muoverti, diventa solo un peso. Ora: ho parlato con Volpe e lui ti darà una mano, per il resto posso occuparmi io della faccenda. -

- No, deve occuparsene  Brown Tongue, tu hai fatto anche troppo. Ciò che mi dispiace è essere rallentata dalla corazza ma se non la indosso, Draconis mi colpisce nei punti deboli perchè sa quali sono, perchè la sua  istigazione in qualche modo mi disturba. Mi rende insofferente il fatto stesso che provi ad usarla...come si permette? E poi il suo dominio su chi la segue è troppo ferreo...anche se Mikael mi desse conferme, sarebbe comunque lei poi a bloccarla. Non si può vivere in questo modo. Sento di aver fallito, sento di essere sconfortata e non vedo soluzioni. Sono io la responsabile-

-Quokka, capita di commettere errori ma in questo caso non ne hai commesso alcuno. Per poter avere il controllo della situazione che tu desideri ci sono tre possibilità: escluderli da qualsiasi missione, e non si può per ordine di Volpe; rispondere alla loro istigazione con una forma arcigna di oppressione e squalifica e non si può perchè dopo la scissione abbiamo imparato a non farlo mai più; in ultima istanza c'è una via percorribile: dargli la responsabilità di tutto ciò che fanno. Quando i coloni si lamenteranno, tu li rimanderai da Draconis dicendo loro che la scelta è stata sua. Ora però, Quokka, riposati e togliti l'armatura...quando sarai ristabilita tornerai ad essere l'efficiente Cavaliere che sei sempre stata. Alleggerisci la corazza, fai più affidamento sul tuo fratello di scudo che su di essa e cerca di capire che lui o lei non sono lì in veste di sfruttati, ma per loro libera scelta. Lasciali fare.-

Non è un mistero che a volte ci si debba affidare ad altri, che sia necessario delegare sia la fiducia che la responsabilità e molto spesso non si ha potere vincolante su chi ci rappresenta. E' un bene. Averlo significherebbe non fidarsi affatto, costringere le persone ad un collare simile a quello di Mikael. Il prezzo da pagare, per la garanzia di libertà può essere quello che l'altro , essendo tirannico, sfrutti tale libertà per continuare sulla sua strada fatta di oppressione. La domanda è: Che cosa hai imparato da tutto questo, Quokka?  

NON UCCIDERE IL DRAGO, IMBRIGLIALO.
NON COMBATTERLO, GRATIFICALO ED ASSERVILO AD UN BENE SUPERIORE.
FA CHE SIA LE TUE ALI ED IL TUO RUGGITO.
SENZA SCHIAVIZZARLO, FA' SI CHE LA SUA NATURA BESTIALE VENGA INCANALATA.




LO SCOPO ULTIMO NON E' ABBATTERE I DRAGHI, BENSI' MOSTRARE LORO UN MODO DI ESSERE CHE LI FARA' APPREZZARE DAL MONDO. SPEZZERAI COSI' LA LORO RABBIA CHE DERIVA DALLA LORO SOLITUDINE.

ORA VAI, QUOKKA: CAVALIERE DEL DRAGO.



- I draghi sono tali proprio perchè gli uomini non possono nulla contro di loro - Motto casata Draconis

- Il cavaliere fa il possibile per riconoscere le prigioni in cui è segregato, e riesce a compiere l'impossibile per evaderne -   Da una pagina del testo Prepos

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domenica 13 luglio 2014

Campo Marzio





Camaleonte cadde a terra, sospinto in avanti da una forza sconosciuta che lo aveva colto alle spalle. Il contatto con la terra fangosa fu doloroso, quel giorno non indossava il suo elmo e quindi batté il viso contro il suolo, affondò a causa del peso della sua corazza che seppur non fosse quella pesante da parata, lo costrinse comunque ad una sorta di stasi forzata a terra, invischiato ed incapace di capire il come vi fosse finito. La schiena era sprovvista del rinforzo a piastre dorsali, per il semplice fatto che non era in battaglia, bensì nel Campo Marzio dell'ordine, durante un allenamento. Il dardo che si impiantò nella sua carne, superando le maglie della cotta leggera che indossava,  lo fece in profondità e soprattutto in modo inaspettato. Quando si alzò vide una spaventata Iniziata, il suo viso gli era familiare ed ancor più il suo stemma che rappresentava un tenero e fedele cane, simbolo di un animo predisposto a tenere cura dell'altro. Adesiva.                                  - Camaleonte...chiedo scusa- esordì lei con un tono a metà tra il preoccupato ed il dispiaciuto, la balestra tenuta ancora in mano con la staffa che, adagiata nel fango  vi affondava lentamente - Quando hai chiesto se fossi brava con la balestra non ho detto di no, in realtà la mia specialità è la rete... non volevo deludere e così ho fatto un danno, capita spesso...mi è partito il colpo e non so nemmeno come sia successo...non volevo ferirti -

Camaleonte si avvicinò a lei con passo lento e malfermo, appoggiando la mano destra su quella di lei medesima e tremante, non sorrise affatto e tuttavia parlò con tono cheto e pacato, con lunghe pause nell'esprimersi : -Nessuno pretende eccellenza ad ogni costo, da te,  le cose a volte vanno bene ed altre meno, questo non è determinante. Quando imbracci la balestra usa sempre due mani, ricordati che è un'arma da tiro e che il suo quadrello non necessita di compiere una parabola nel cielo per acquistare forza a differenza dell'arco. Appoggia l'archetto a terra, infila il piede dominante nella staffa per mantenerla ferma..poi afferra la corda in budello con ambedue le mani e tirala con forza fino ad incastrarla dietro il noce. A quel punto solleva l'arma, appoggia il quadrello nella scanalatura e prendi la mira..meglio in ginocchio, meglio nel fango che ti ricordi dove sei: nel concreto.  Prendi la mira con cura, soppesa il vento e lo spostamento del bersaglio, sol quando sei sicura scocca..e scocca una volta sola. -

La ragazza Adesiva con lo stendardo del Cane annuì e tuttavia non riuscì a non guardare la ferita sanguinante del Cavaliere,mosse un passo verso destra ma venne trattenuta dalla di lui mano, ancora ferma su quella di lei. - Evita di usare la balestra quando piove, l'acqua riduce drasticamente la forza che il budello sviluppa. In ogni caso evita di inserire il quadrello prima di aver adocchiato il bersaglio, evita di sfiorare la manetta di scocco prima di esserti assicurata che la traiettoria non sia occupata da un Cavaliere amico...quanto a me.. - inspirò aria dal naso ed afferrò la freccia impiantata nella sua schiena, la tirò con forza verso il basso e la spezzò in due, una parte rimase dentro di lui - Così non oscillerà ad ogni mio passo, eviterò di allargare la ferita. Un cerusico mi rimetterà in sesto, ma la cicatrice resterà. Vedo che il sangue e le ferite ti bloccano e questo non può accadere, ragazza adesiva, per cui ti darò una rete metallica affilata, intrisa in potente sonnifero; quando sarai sul campo, avvolgi il bersaglio nella tua rete..una piccola escoriazione farà si che si addormenti, così che senza ucciderlo potrai liberare la rete ed aiutare i tuoi compagni. Se hai paura di fallire e non ti va di dirlo, allora dì ad alta voce che vorresti dire una cosa ma temi di farlo, chi di noi si dimostrerà di indole disponibile, farà un passo avanti per ascoltarti- 

La ragazza deglutì nell'ascoltare quelle parole e mentre il sangue scendeva a rivoli dalla di lui cotta, tirò su aria dal naso e deglutendo ancora si trovò a parlare con parole ricoperte dell'aria respirata, avvolgente - Spero di poter combattere anche nella tua armata, non voglio perderti di vista per questo incidente-

Camaleonte fece due passi indietro, lasciò così anche il contatto fisico e si erse in tutta la sua stazza, decisamente diversa da quella della donna. La guardò abbassando il mento e sgranando gli occhi per qualche secondo, poi reclinò il capo sulla sinistra ed alzò gli occhi al cielo guardando da quella solita parte: - Per adesso non sarà possibile, accetto le tue scuse ma il tempo che intercorre tra la ferita ed il suo completo risanamento è caratterizzato da un certo tipo di sofferenza. Fino a che questa sarà presente non voglio vederne il suo fautore, anche involontario, nè per infierire sul suo senso di colpa quando mi vedrà zoppicare e gridare di dolore, nè per infierire su di me. Per me è giunto il tempo di chiudermi nel nosocomio dei Cavalieri. Non c'è colpa in ciò che è successo, c'è coincidenza...e la coincidenza non ha alcun padrone-

Mosse due passi ancora e si fermò, dando a lei le spalle - Non è la prima volta che vengo colpito in questo modo; vedi : ogni volta che offro il fianco agli amici e vengo ferito, anche per errore no fa differenza, succede che la volta successiva che mi trovassi a dover fare la stessa cosa...sono spinto a pensarci o addirittura a non farla. Continuo solo perchè, magari, un giorno il mio fianco esposto servirà ad un altra persona o per difendermi di sua iniziativa o per aprirsi a me...a creare un contatto. Ma potrebbe anche venire un giorno nel quale, a forza di prendere colpi, io smetta definitivamente di esporre il fianco. In quel caso diverrò simile ad una macchina: qualcosa di più di un semplice soldato ma anche qualcosa di meno di un uomo. Potrà accadere per lo stesso motivo per cui tu pensi che sarà difficile: sono un essere umano sotto questa corazza, come te. E come puoi vedere, questa corazza non è invulnerabile - 

Non ne fece parola con molti, però alcuni provarono a consolarlo in svariati modi: quello che funzionò meno consistette nell'attaccare lei, anzi chi lo fece ricevette qualche colpo di scudo secco in viso che lo intontì;  pare che Camaleonte non amasse molto queste vie consolatorie: frasi fatte buttate lì tra un discorso e l'altro, assoluta incapacità di immedesimarsi nei suoi panni e quindi capirne a fondo lo stato d'animo, ma soprattutto la mancanza di ascolto. Camaleonte decise infine di pensare a sè stesso da solo, come aveva sempre fatto e come avrebbe fatto in futuro. Inutile promettergli che le cose un giorno sarebbero cambiate, nessuno poteva prevedere con certezza il domani e a lui non piacevano queste scorciatoie pseudo amicali.

Cadde in ginocchio dopo aver svoltato un angolo e pensò di aver fatto bene a rinunciare alla campagna prossima ventura, e tuttavia si chiese se mai con i suoi occhi avrebbe potuto vedere ciò che da tempo, ormai lontano, agognava con forza sempre più flebile.

I popoli liberi sono ancora pochi,
L'oscurità è ancora troppa,
Corvi si aggirano nei cieli in cerca di un lauto pasto,
La tentazione di abbandonarmi ad essi è forte.
La mia spada è davanti a me, mi basta allungare il braccio ed afferrarla;
Combatto, mi ferisco, cado e mi rialzo con l'aiuto dei miei compagni.








Non è ancora tempo di dormire....

lunedì 7 luglio 2014

Grigio (ovvero nè Bianco nè Nero)

Pianeta Terra.

In un tempo passato, futuro o semplicemente alternativo rispetto al nostro, i popoli vivevano come noi con una differenza sostanziale: alcuni di essi avevano imparato a potenziare le proprie energie interne ed in particolare l’empatia. Attraverso di essa, e delle loro peculiari abilità, riuscivano a mantenere in equilibrio l’intero pianeta agendo come facilitatori delle relazioni umane senza mai manipolare nessun essere umano, senza ferirli bensì insegnando loro a difendersi, trasmettevano valori insieme alle regole, disponibilità piuttosto che chiusure, autorevolezza invece che autorità.

Questi uomini erano chiamati Cavalieri di Prepos.

Un giorno nefasto, i Signori della Guerra seduti sui loro troni di teschi e sangue, invasero le terre dei popoli liberi disseminando i loro Campioni sui campi di battaglia, spargendo anime e sangue di coloro che a stento sapevano reggere uno scudo contro una violenza ai sentimenti così efferata.
I Cavalieri di Prepos si mossero subito, iniziando ad insegnare le difese per gli attentati ai sentimenti ai popoli, però erano pochi rispetto alla massa globale ed i Signori della Guerra facevano sempre più proseliti poichè le vie da loro scelte erano più facili, più rapide e soprattutto incastravano i vissuti emozionali degli individui in trappole dalle quali era difficilissimo uscire, ma facilissimo evadere illusoriamente, per poco tempo, proprio perpetrando quegli attentati.

Un giovane Cavaliere di Prepos, appartenente alle legioni di Ruminanti e Deliranti, un giorno scese in campo proprio davanti al Campione e si pose a difesa di un piccolo villaggio. Il Campione, ammantato dall’oscurità, lo attaccò con ferocia inaudita ma il Cavaliere non poteva soccombere: conosceva molto bene gli attentati, tutti, e sapeva come difendersi da essi in modo magistrale. Stanco e provato, il Campione non dava però segni di cedimento, sebbene lo scontro fosse palesemente al suo termine; fu a quel punto che sotto gli occhi attoniti dei suoi confratelli il Cavaliere estrasse la spada e pronunciò parole nuove : Lo stile che usi nella battaglia è quello dell’Invisibile, la tua arma si chiama Istigazione. Per rispettare le consuetudini di Prepos  dovrei lasciarti andare, ora che sei stremato, senza aver fatto danno a nessuno e sperare che tu rifletta su quanto accaduto, che poi tu mi venga a cercare per comprendere meglio alcune cose di te ed, infine, liberarti dalle tue catene. Eppure tu non demordi, quindi manderò al diavolo le consuetudini e farò in modo che tu non possa nuocere più a nessuno, nè qui nè in nessun posto.

Il Cavaliere assunse la posizione di guardia dell’Avaro e dello Sballone, ponendo così Incomprensione ed Evitamento sulle spalle del Campione e modificò la sua spada in due armi particolari: squalifica ed intimidazione. L’Invisibile era a quel punto circondato a 360 gradi dal Cavaliere, i suoi attacchi andavano a colpire punti precisi dell’armatura altrui, punti deboli dell’acciaio e del corpo. Il Campione chiese che differenza ci fosse, tra loro, prima che il Cavaliere potesse attaccare.

Io mi muovo nè per vendetta nè per educarti, il mio fine è la Giustizia. Se io non ti abbatto, tu continuerai a fare del male ad altri visto che non vuoi discutere la tua posizione, altri potrebbero seguirti e già siete troppi. Ti fermerò e porterò sulla mia anima il fardello di essere ricorso agli Attentati ai Sentimenti. Preparati Campione Oscuro, non ti ucciderò...ti lascerò però una menomazione: ogni volta che impugnerai un’arma, la cicatrice che oggi ti lascerò ti costringerà ad inguainarla e lasciar perdere.

L’attacco durò un attimo, in un sol colpo concentrato alla massima offesa, il Cavaliere tolse forze ed equilibrio al Campione, che cadde a terra sonoramente senza possibilità di rialzarsi, vivo ma menomato. Una parte dei Cavalieri di Prepos, soprattutto avari, ruminanti, deliranti e sballoni si unirono a quel giovane uomo ma gli altri, apatici, invisibili ed adesivi rifiutarono questo genere di condotta.

Avvenne così la SCISSIONE.

Il Conflitto con i Signori della Guerra perdurò per anni, i Cavalieri però non potevano essere fermati e per quanti Campioni nascevano, altrettanti venivano abbattuti. Definitivamente. La guerra diventò fratricida quando i Deliranti, lasciati per troppo tempo da soli con loro stessi senza ricevere alcun contatto profondo nè riportati con i piedi per terra dai loro fratelli Adesivi ed Invisibili,  si misero nella posizione di sapere cosa fosse meglio per tutti e supportati dal loro schieramento, imposero: con la forza dei Ruminanti, le restrizioni degli Avari e la capacità di conquistare proseliti degli Sballoni...il loro dogma anche agli altri.

Fu un massacro: tra Cavalieri di Prepos, fratello contro fratello, lo scontro divenne incerto ed i Signori della Guerra ne approfittarono per attaccarli ai fianchi senza fare distinzioni. Sfiancati e senza speranza di fine, i Cavalieri giunsero ad un tavolo per discutersi e mettere fine alla guerra intestina che rischiava di vederli sparire dalla faccia della Terra.

Il giovane Cavaliere, ormai uomo adulto e promotore dell’incontro, si alzò in piedi per primo: Nostra è la causa di questo sfacelo, voi rifiutaste da subito di supportarci anche solo nel PENSARE che la spada potesse essere usata, di contro noi abbiamo peccato di superbia ma non avevamo i numeri per affrontare a testa bassa i Signori della Guerra, per cui decidemmo che avremmo ottenuto il vostro aiuto: che lo aveste voluto o meno. Non c’è tempo per discutere, distruggiamoli e poi troviamo una soluzione. Loro distruggeranno noi altrimenti, e morti noi..il mondo non avrà più difese.

Una ragazza fragile d’aspetto, alta come pochi e magra come un fuscello, si alzò timidamente da un angolo del tavolo, posto nel fondo della sala. Il suo abito ne rispecchiava lo schieramento: Invisibile. La ragazza parlò con voce flebile, ma sicura, alla volta del Ruminante-Delirante.

Voi vi ingannate fratelli e sorelle, avete perso di vista il vero problema per far fronte ad alcuni desideri nobile che avvertite nei vostri animi: giustizia, libertà, generosità e responsabilità. Sono valori che non dobbiamo perdere, concordo con voi, ma ve ne sono anche altri come la pace, la sensibilità e l’amore. Avete..abbiamo..guardato la realtà con solo i nostri occhi per troppo tempo. Come ti chiami, Cavaliere?

Il maschio restò ad ascoltarla, annuendo debolmente alle sue parole, e mentre lei le sillabava lui iniziava a distendersi nella muscolatura visibile. Camaleonte.

La ragazza sorrise, arrossendo un poco quando si accorse di essere guardata da tutti nella sala, in un silenzio solenne. Camaleonte, fratello, tu hai commesso un errore semplice a monte: i Campioni, finanche i Signori della Guerra, altri non sono che persone del popolo..INFESTATE..dall’oscurità. Non sono, essi, l’oscurità stessa. Abbattendoli uno dopo l’altro, avete fatto si che non vi siano rimasti molti popolani e che questi, sentendosi soli ed abbandonati, abbiano ceduto all’oscurità...corrompendosi a loro volta. Anche noi abbiamo le nostre colpe: ci siamo allontanati da voi senza neppure provare ad abbracciarvi, ad ascoltarvi, a comprendervi o coccolare il dolore che era alla base delle vostre mosse. C’è un altro modo...estirpare da loro l’oscurità: è giusto, responsabile, generoso, libero ma è anche sensibile, pacifico ed amorevole.

A queste parole seguì un silenzio carico di..pace. La riflessione e la tranquillità avevano invaso la sala e proprio quando qualcuno stava per parlare, dall’alto la vetrata si ruppe ed irrompè un Campione Avaro mastodontico in armatura nera laccata, brandiva un pesante martello da guerra con una precisione chirurgica. 

Camaleonte balzò immediatamente in piedi, e mentre i Deliranti estraevano già le armi, gridò : Sballoni! Assumere posizione di Integrazione, e nel fare questo vide lo stupore di alcuni ed il sorriso di altri, tant’è che la ragazza Invisibile non si fece attendere Apatici, subito in posizione di Complementarietà. Non erano posizioni di attacco ma di affinità, entrambi gli schieramenti utilizzarono rispettivamente uno stile di combattimento che li portava a pensarsi non solo come bersagli del martello ma anche come confratelli del loro compagno di scudo, figli e figlie di qualcuno, mogli, mariti...e così si sottraevano alla pericolosa arma chiamata Oppressione.

Lo scontro durò a lungo, ma ad ogni colpo di Oppressione parato e respinto, ad ogni carezza mossa a lui da un Apatico ed uno Sballone a turno, il Campione Avaro vedeva sgretolarsi un pezzo della sua corazza, la sua pelle pallida ed emaciata al di sotto di essa, prendere colore e tonicità.  Infine restò un uomo sano, dall’aspetto dominante ma non preda delle sue paure, l’arma gli cadde di mano e si ruppe. Grazie disse con una voce che risuonò leggera mi sento libero dalle mie paure, la corazza solida e gelida non mi serve più. L’arma menchè meno.

Camaleonte si voltò verso la ragazza:  Grazie, sorella, di avermi aperto gli occhi. Mi hai toccato nel profondo con la tua sensibilità e mi hai dato modo di vedere, e sentire grazie alla  nostra Empatia, ora abbiamo tutti un altro traguardo, comune e soprattutto condiviso. Andiamo a restituire il mondo ai suoi legittimi proprietari!

Mentre tutti festeggiano per la rinnovata speranza e l’agire da Cavaliere ritrovato, Camaleonte si avvicinò alla ragazza e parlò a bassa voce: Tutti coloro che ho annichilito resteranno per sempre sulla mia coscienza, non v’è nulla che io possa fare, solamente chiedere scusa per le mie azioni. Come ti chiami, sorella?  

La ragazza sorrise mesta, con una patina rossa sulle gote, incassò la testa nelle spalle e passarono 10 minuti di silenzio prima che porgesse a lui i suoi azzurri occhioni, flebile la voce che scaturì dalla sua gola : Camaleonte tu soffri giorno per giorno e da sempre ti scusi, io lo comprendo, e ti perdono. Perdono...IPER DONO...il regalo più grande che un umano può concedere ad un’altro. Per quanto riguarda la tua domanda, io..sono...PREPOS

Disse così, prima di svanire nel nulla ed irradiare la sua affettività paterna/materna su tutti i Cavalieri ivi presenti. La paura mutò in responsabilità, la rabbia in coraggio, la superbia in libertà, la superficialità in generosità, l’apatia in quiete, la vergogna in sensibilità e l’attaccamento morboso in amore elargito.